Non esiste strato sociale o culturale che, per così dire,sia vaccinato contro il pericolo del condizionamento psicologico o dell’influenza settaria, perché una sètta abusante non si presenta mai per ciò che è realmente e possiede una elevata capacità di dissimulazione. Si maschera dietro a ideali di facile presa: parla di diritti dell’uomo, di pace, di amore universale, di ecologia, di felicità, di accrescimento del potenziale umano, di armonia interiore, di pseudo terapie, perfino di campagne umanitarie in difesa dei bambini violati. L’elenco di tali organizzazioni è in continua evoluzione e crescita.
Ma dietro a quella facciata di amore planetario si nascondono una miriade di gruppi settari nocivi e di movimenti dalla maschera religiosa che col trascendentale hanno ben poco a che fare. Il lucro è il loro vero fine nascosto che raggiungono applicando collaudate tecniche di condizionamento psico-fisico sui seguaci (vittime) da cui ottenere indebitamente ogni forma vantaggio, da quello economico a quello sessuale, all’interno di rapporti di dominio psicologico con effetti finanche devastanti .
Per questo occorre fare cultura attraverso l’informazione al fine di evitare le conseguenze disastrose della manipolazione e del condizionamento psicologico perpetrato da sette abusanti e culti distruttivi della personalità: Prevenire è meglio che curare. Il cammino di recupero dei fuoriusciti da simili organizzazioni, è lungo e non sempre con gli esiti positivi sperati. Dopo essere riusciti ad abbandonare la setta un’altra prova, non meno difficile, attende le vittime: far uscire la setta da se stesse.
Nell’animo delle vittime permarranno profonde cicatrici per tutta la vita e anche a distanza di anni, generano dolore.
II mezzo cinematografico e televisivo costituiscono il veicolo privilegiato per sensibilizzare, creare una corrente culturale e d’opinione, diffondere la conoscenza di questa realtà nociva sia per l’individuo che per la società. Ben poco è stato fatto fino ad oggi e quel poco è rimasto confinato in rare trasmissioni televisive del mattino e rarissime di seconda serata.
Il cinema italiano non se n’è mai occupato, tranne il grande Carlo Lizzani col suo film “Mamma Ebe”, uscito nel 1987.
Al produttore che avrà il coraggio di proporre un film di sensibilizzazione e informazione su questo fenomeno, andrà la nostra disponibilità e il nostro impegno per sostenerne la diffusione.